Il Nicaragua sta vivendo una rivolta senza precedenti contro il governo di Daniel Ortega, che risponde alle proteste con una feroce repressione. L’intervento di gruppi violenti pro governativi sui manifestanti ha provocato centinaia di feriti e oltre 280 morti.
Le proteste sono iniziate lo scorso aprile dopo che il governo aveva proposto una discussa riforma sulle pensioni, ma questa è stata solo la miccia che ha innescato le proteste, capeggiate dai movimenti studenteschi, per chiedere giustizia e democrazia .
La conferenza episcopale nicaraguense si è fatta carico del compito di mediazione, con un primo tentativo, che ha riunito allo stesso tavolo il presidente Ortega, i vescovi, rappresentanti di studenti, contadini, imprenditori, organizzazioni sociali. Tuttavia, i colloqui si sono interrotti e il governo ha continuato la linea dura.
— Qui ci stiamo tutti giocando la pelle. Questa non è l’ora e questo non è il momento di una falsa neutralità. Chi rimane neutrale, in realtà, ha già scelto. E chi non esprime il suo pensiero, in realtà ha già deciso. — Parole del vescovo di Matagalpa, mons. Rolando José Álvarez Lagos, che ha preso parte alle sessioni del Dialogo — Noi vescovi condanniamo tutti questi atti di repressione da parte di gruppi vicini al Governo e vogliamo mettere in chiaro che non si può riaprire il tavolo del Dialogo nazionale mentre si continua a negare al popolo del Nicaragua il diritto a manifestare liberamente, e si continua a reprimere e a uccidere.—
© AgenSIR

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